The Monza Sonnets
Non poteva che cadere il 24 Giugno 2016 (festa patronale di San Giovanni Battista) l’uscita di
The Monza Sonnets, silloge di ventisette sonetti
scritti da Renato Ornaghi, uniti dal medesimo fil rouge: una
variegata rassegna di luoghi e persone legati alla città monzese.
Alcuni di questi noti e peraltro facilmente intuibili (la Villa
reale, la Cappella espiatoria, l’Autodromo, il Museo del Duomo, il
Parco, il Lambro, il Villoresi, Gaetano Bresci, Marianna de Leyva),
altri invece del tutto inaspettati: luoghi e persone da scoprire, o
quantomeno da riscoprire. Valga da esempio per tutti questi, il
lungo e seminascosto viale alberato nel Parco di Monza che Renato
Ornaghi ha battezzato la Cattedrale, al quale egli ha dedicato non
una, ma ben tre delle sue liriche (una Cattedrale che, ovviamente,
nulla ha a che vedere con il Duomo di San Giovanni).
The Monza Sonnets,
pubblicato da Renato Ornaghi nel 200° anniversario dello status di
Città proprio al fine di celebrarne l’importante genetliaco, intende
inaugurare a Monza (sono parole sue) il genere letterario della
geopoesia, di una poesia
cioè intrinsecamente legata a specifici luoghi fisici di un dato
territorio. Nel caso in specie,
geo-referenziata alla
realtà monzese a tal punto che all’indice del libro viene data una
vera e propria mappa della città, sulla quale è indicato il luogo
preciso in cui ognuna delle ventisette liriche è collocata.
E nonostante le tinte crepuscolari (se non a volte cupe) di molti
dei ventisette sonetti,
The Monza Sonnets è a
tutti gli effetti una dichiarazione d’amore per Monza,
Ville Lumière insubre
che - secondo Renato Ornaghi - è l’unica possibile capitale, la
città-bussola necessaria per orientarsi nelle fluttuanti lande del
Brianzashire, terra
questa che nel corso dei secoli non ha mai avuto la fortuna di
essere incardinata a una storia unitaria. Monza dunque capitale di
una Brianza “piccola Patria” senza unità amministrativa,
non luogo della penisola
e tuttavia suolo che per Ornaghi è davvero
humus dei padri, vivo e
pulsante nel suo cuore di indigeno.
Ornaghi spiega bene nell’introduzione il perché di questa raccolta
di sonetti dedicata a
Moedicia, un perché motivato dal suo discendere da un avo
cittadino monzese: il nonno materno Carlo, che sul finire del XIX
secolo dovette a malincuore e per sempre lasciare la sua
Monza.
The Monza Sonnets
testimonia pertanto un vincolo di sangue, prima ancora che d’amore
per città; un debito di affetto che - per conto del nonno - Renato
Ornaghi con questo libro vuole saldare insieme alla figlia Sophie,
l’autrice dei ventisette scatti fotografici in bianco e nero che
accompagnano e - se possibile - decifrano ancor meglio i
luoghi-sonetti nella silloge.
Ma il libro non finisce qui. Perché in
appendice ai Sonnets
Renato Ornaghi dichiara in modo originale le
ragioni metriche adottate
nella scrittura dei suoi sonetti, con scelte che trovano le radici
nella prosodia di un grande poeta lombardo del XX Secolo: Giovanni
Raboni. Si potrà allora
dire, magari esagerando, o magari anche no, che con
The Monza Sonnets
Renato Ornaghi si pone idealmente nel solco della cosiddetta
linea lombarda (della
quale Raboni è stato esponente tra i più autorevoli), con una
poetica civile mescolata ai contenuti della sua terra e in
particolare alle storie esistenziali dei suoi abitanti più
emarginati, scapigliati
nel senso più ampio del termine. Una poetica quella di Renato
Ornaghi che, soprattutto, rende tributo a chi ha messo in gioco la
propria vita, sacrificandola in ragione di un bene più grande: la
dignità e la libertà sua, ma anche di tutti noi.
Anna Maria Riva – Lyon, Maggio 2016
The Monza Sonnets
ISBN 978-88-96174-05-0
80 p., 29 immagini - € 10,00